DISTOPYA :

Per DISTOPìA si intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Il termine è stato coniato come opposto di utopìa ed è soprattutto utilizzato in riferimento alla rappresentazione di una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) nella quale le tendenze sociali sono portate ad estremi apocalittici

by Pierluigi Slis*

"LA SOLITUDINE è IL PREZZO CHE DOBBIAMO PAGARE PER ESSERE NATI IN
QUEST'EPOCA MODERNA,COSì PIENA DI LIBERTà,INDIPENDENZA ED EGOISTICA AFFERMAZIONE
DI SE STESSI."

LA REALTà è UN'ALLUCINAZIONE PROVOCATA DALL'ASSENZA DI ALCOOL.

"LA PARANOIA è SOLTANTO LA REALTà SU UNA SCALA PIù SOTTILE."

"LA NOIA è FORSE IL PIù SUBLIME DEI SENTIMENTI UMANI."


« "le cose tristi, la musica girovaga, i canti d'amore cantati dai vecchi nelle osterie, le preghiere delle suore, i mendicanti pittorescamente stracciati e malati, i convalescenti, gli autunni melanconici pieni di addii, le primavere nei collegi quasi timorose, le campagne magnetiche, le chiese dove piangono indifferentemente i ceri, le rose che si sfogliano su gli altarini nei canti delle vie deserte in cui cresce l'erba..." » Corrado Govoni.

CHI SONO:

La mia foto
vive A METà STRADA TRA IL REGNO DI FANTàSYA E METROPOLIS., su SATURNO*
mi interesso di METAFISICOLOGIA SURREALDADAISTA APPLICATA ALLE MENTI UMANE..(!?)..e.. ..stazioni,fabbriche abbandonate, periferie degradate,lampioni,tralicci,ferraglia arrugginita.. il sentimento del:sublime-sehnsucht-astenia-acedia ___i lividi___l odore della pioggia(banale?)___uscire quando piove___ andare all argine durante nelle giornate grigie___ l atmosfera mistica d cimiteri monumetali e delle cattedrali___ l alba e il mare solo d inverno___ l autunno___ leggere a notte tarda___ dipingere___ arte-musei-esposizioni___ concerti___ distruggermi malsanamente nei locali dark e cercare di ballare ubriaca(!)___ tuto ciò che riguarda la parapsikologia -esoterismo -occultismo- ufologia- clipeologia etc..e crederci___ soffocare d abbracci___ atmosfere e ambientazioni cyberpunk e post-apocalittiche___ il suono del violino e del sinth___ rumori disturbanti___ collezionare poster e immagini d ogni tipo___ dar vita a robottini d ferraglia varia___ l odore dell acquaragia e della benzina___ i gatti___ i momenti "swiffer"___ femminismooo!!___

domenica 5 luglio 2009

Epidemia di Solitudine nelle Metropoli-

Girovagando nella rete,cercando invano su google un nome da dare a questo mio malessere post-moderno dovuto alla spersonalizzazione che le metropoli della società contemporanea provocano nel singolo individuo,ho trovato un'articolo ke "mi comprende":


IL PAESE SIAMO NOI.
Capiterà anche a voi di sentir parlare o anche di parlare, non senza un certo compiacimento postmoderno, di “spaesamento”, di “non-luoghi” e di “iperluoghi” (new entry).

Cioè di quel sentirsi soli e da nessuna parte che patiamo ogni giorno. Senza radici, senza legami, di passaggio nei posti del nostro quotidiano: al supermercato, sul tram, al lavoro, nella cucina di casa (per non parlare della camera da letto).

C’è una vera estetica che canta gli spazi sterminati, il vuoto di relazioni, il flash degli sguardi, l’umanità virtuale, i surgelati e il discount. Una cosa un po’ infantile: come da bambini, quando si faceva sosta in autogrill, posto “moderno”, americano, colorato, il formaggio senza sapore nei panini, l’odore di disinfettante nei bagni, i pupazzi con le caramelle, le facce un po’ sfocate e tutte uguali di quella gente che non si sarebbe mai più rivista.

C’è però anche una contro-estetica non meno amata dalla pubblicità, specie a Natale. Una poetica dei sapori genuini e delle vecchie cose di una volta, il tinello, l’albero, il vino con le caldarroste. Uno straccio di amico d’infanzia che sa davvero chi sei, come sei, e che è al corrente di buona parte dei fatti tuoi (e casomai li spiffera in giro).

Non credo che il rimedio stia in certe radici artificiali: una casa in campagna con camino -gran bella cosa, comunque-, il ritratto a olio di una finta trisavola scovato al marché aux puces.
La nostra dotazione di rimedi l’abbiamo dentro: si tratta di attivarla e di giocarsi.
Si tratta non di negare lo spaesamento e l’angoscia, di riconoscerli e accettarli e di mobilitare energie inverse.Di farsi paese per se stessi e per gli altri, luogo ospitale dove passa verità e umanità, posto che gli altri e le altre possano a loro volta attraversare, riconoscendosi e radicandosi. La radice siamo noi.

Si tratta di accettare di sembrare un po’ matti, all’inizio, quando si parla con il tassista, si sorride all’impiegato di banca e al vicino di tram, gli si fa capire che i fatti loro li sentiamo come nostri e siamo pronti a farcene carico.
Però funziona.
(pubblicato su “Io donna”- “Corriere della Sera”)

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